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Chi o cosa è una Naripolpetta?

Detta anche faccia da culo (dovrei imparare a usare un linguaggio meno colorato), o ancora quella che non sa fare foto senza fare smorfie. A sei anni ho cominciato a mangiarmi le unghie, a ventiquattro ho detto "Ma perché? Io voglio le unghiette colorate!" e così ho smesso. Credo che sia tutto cominciato da lì, almeno per quanto riguarda il make up. Ma forse è meglio andare per ordine.
Amo tenere in mano qualunque cosa che colori. Disegno da quando ancora portavo il pannolone, facevo opere d'arte degne dei peggio artisti della storia. In un brutto periodo della mia vita ho scoperto che disegnare non è solo imbrattare carta, ma anche scaricare la tensione e ritrovare la pace dei sensi. Ho cominciato con le matite, poi sono passata ai pantoni (siano maledetti i copic e l'influenza che ho subito dai manga) e adesso mi cimento con gli acquarelli, dove usare il pennello è arte.
Pennelli. Una maledizione che dura tutta la vita. No, seriamente. Passi gli anni dell'adolescenza a ignorare tutte queste cose, a limitarti all'applicatore sgrauso che davano assieme agli ombretti e che penso che tutti abbiano odiato intensamente almeno una volta nella vita, e poi BAM, pennelli ovunque, pennelli per ogni cosa. E' una dipendenza, quella dai pennelli. Poco importa che sia nel disegno o nel trucco, è il pennello che ti dà lo stimolo. Quello e i colori. E la voglia di sembrare un po' meno brutto anatroccolo e un po' più principessa.
Ho studiato ragioneria, e non so come sono finita a studiare lingue, prima a Cagliari, poi a Venezia. Posti diversi, colori e sensazioni diverse, ma sempre un colpo al cuore ogni volta che vedo una o l'altra città: sono bellissime entrambe. In ogni caso, niente che avesse a che fare coi pennelli, è una cosa che a pensarci ancora oggi mi mette addosso una tristezza immensa. Ma come potrete vedere sono riuscita a compensare, in qualche modo.
Oltre a disegnare e pastrocchiare con gli ombretti scrivo. Non scrivo cose che tutti leggerebbero - a volte sì, ma il più delle volte scrivo su tematiche che non tutti apprezzano. Ma non importa, perché se E.L.James ha pubblicato le famose (e tremende) Cinquanta Sfumature, chi sono io per non fare altrettanto? Scrivere rende felice. Tutto rende felice, se ci metti il giusto entusiasmo. In generale, trasformare e creare danno quel senso di utilità e di piacere che tutti hanno bisogno di provare almeno una volta nella vita. E io, nel mio piccolo, cerco di farlo.
Ed è una sensazione bellissima.

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